Fascinose colline tapezzate da ventole lasciano al rimpianto puliti orizzonti di campagna Siciliana, luoghi un tempo frammentati da casali “bagghi” e ruderi, memorie visive adesso rinvenibili solo in una tela di Francesco Lojacono, spazi rappresentanti di tale forza e bellezza da creare una grande energia, una rara energia per l’anima fatta di luce e natura.
La battaglia contro l’eolico in Sicilia, fa apparire ad orrido individuo chi la palesa, additato spesso come un essere privo di sensibilità, tantomeno quella ambientalista. Ma soffermiamoci e chiediamoci quanto sia reale l’interesse per la comunità e il territorio di chi fin ora ha innalzato questa bandiera, e quanto invece sia solo una facile maschera da “giusto”, dietro cui facilmente nascondersi.
Immagino una scena di campagna, un contadino avvicinato da un elegante imprenditore che gli propone: “che ne pensi se scavassi gratuitamente tanti bei pozzi nel tuo terreno, però a questi non potrai collegare alcun canale, saranno belli, profondi, e sicuramente ricchi d’acqua, ma dovrai tirarla con il secchio e dovrai utilizzarla subito, perché non avrai alcuna “gebbia” o cisterna per conservarla”
Questa potrebbe esser metafora di ciò che accade o accadde con le pale Eoliche in Sicilia.
Hanno offerto al nostro territorio l’equivalente di quanto descritto in allegoria, ossia il corrispettivo di inutili pozzi in un territorio peraltro già ben abbeverato, e rimane da chiedersi: il nostro “contadino” perché ha accettato l’offerta?
Anch’io fin poco tempo addietro sostenevo l’energia derivante dall’eolico o dal fotovoltaico, senza distinguerne mio malgrado modalità e uso, ma dopo aver ben approfondito gli studi nel settore energetico, sono arrivato a capire l’attuale inutilità di queste istallazione su grande scala, specie nel nostro territorio e ancora più nella provincia di Trapani.
Capisco che queste affermazioni fanno storcere il naso a convinti “ambientalisti” e ad ingenui sostenitori dell’ambiente, questo perché si è spesso privi di tutte le informazione del caso, come lo ero io. Cercherò di trasmettere le nozioni da me acquisite, senza presunzione alcuna e sperando fortemente in una motivata smentita da “veri” specialisti in materia, ma ahimè dubitandone molto.
La rete elettrica in Italia è stata progettata, ormai qualche tempo addietro, per funzionare con un architettura precisa, un sistema che gestisse l’immissione da centrali Elettriche di tipo tradizionale (idroelettriche, combustibili fossili) affinché fornissero carichi elettrici in quei precisi punti per poi distribuire l’energia con elettrodotti ramificati nel territorio, e quello italiano è uno schema elettrico tra tutti gli altri Europei poco flessibile a gestione differente dell’energia.
L’ente che si occupa della costruzione delle infrastrutture elettriche in Italia è la TERNA, e per motivi che sconosco, ha continuato a costruire infrastrutture elettriche in Italia del Nord a discapito di bassissimi investimenti di infrastrutture nel Meridione.
Per lasciare alcuni dati, in Sicilia sono istallate infrastrutture elettriche ossia elettrodotti da 380 kV con una densità su territorio di 9,69 m/km contro i 57,12 m/km in Lombardia (ossia con rapporto di 1/6).
Visionando una schema planimetrico delle linee elettriche a media tensione (220kv) istallate in Sicilia, troviamo un unica linea a 220kv che si chiude ad anello, ma la provincia di Trapani è appena avvicinata perché la linea chiude tra Partanna e Partinico, infatti nel territorio della provincia di Trapani si inserisce in unico ramo una linea che da Partanna si ferma Fulgatore, quindi la parte di territorio che va da Mazara del Vallo a san Vito lo Capo è quasi sprovvista di linea a media tensione.
Avere un unico sistema chiuso ad anello comporta grossi limiti distributivi e nella gestione dell’energia, cosi se si ha un’interruzione elettrica su una parte del sistema, rimane una sola ulteriore possibilità di accesso dalla rete elettrica dal lato opposto (che Perimetra la Sicilia).
Questo è uno dei motivi che ostacola fortemente la nascita di industrie e aziende di ogni tipo; le aziende non possono permettersi rischi di interruzioni nei cicli di produzione, considerando per altro che da dati riscontrabili dal PER (Piano Energetico Regionale) oltre il 40% dell’energia non fornita in occasione di disservizi riguarda le regioni del Mezzogiorno e le Isole. Quindi come pretendere o illudersi di investimenti industriali? Ma in fondo si potrebbe pensare questo come un vantaggio che ci preserva da ulteriore deturpazione e inquinamento del territorio.
Tutti questi problemi sono di sicuro scongiurati per esempio in Lombardia, dove esiste una fitta maglia densa di linee elettriche con innumerevoli sistemi chiusi, tale che, sono quasi del tutto nulle le interruzioni elettriche. (vedi foto*)
Altro aspetto da considerare è che se abbiamo un solo anello perimetrale per la 220Kw non abbiamo alcuna rete a 380Kw (altissima tensione) se non per un piccolo tratto inserito nella Sicilia orientale (Messina Paterno, Chiaramonte, Priolo), le linee ad altissima tensione sono fondamentali perché oltre a garantire minori perdite energetiche, mantengono sicurezza energetica ed economia di gestione e sono fondamentali ad alcune tipologie di aziende.
Nel frattempo non dimentichiamo il tema della questione: ma l’eolico in tutto questo?
Una considerazione che molti non fanno, è che la Sicilia già senza le fonti rinnovabili produce un surplus energetico necessario all’Isola, con un altro problema: abbiamo difficoltà ad esportare l’energia, visto che esiste solo un unico cavidotto a 350kW sottomarino tra Messina e Reggio.
Dopo un quadro sulla questione tecnica, bisogna analizzare ora quella economica.
Il mercato dell’energia è nato con il Trattato di Maastricht 1992, che ha sancito il principio del libero scambio dell'elettricità. Non essendo possibile immagazzinare o accumulare l’energia, in qualche modo le grandi aziende (industrie, centri commerciali, ecc.) che hanno forza contrattuale, prenotano il fabbisogno energetico previsto, e i produttori o grossisti trovano il modo più economico per garantire e vendere quel quantitativo energetico. È un mercato che stabilisce quindi la vendita dell’energia il giorno prima, affinché i grandi consumatori di energia possono garantirsi l’acquisto al prezzo minore, poi esiste la vendita finale, diversamente gestita e con cui si effettuano gli ultimi acquisti energetici.
Cosa succede quindi in Italia e poi in Sicilia?
Un industriale del Nord Italia, ha la possibilità di garantirsi per la sua azienda l’acquisto dell’energia nella Borsa del giorno prima al prezzo migliore, avvantaggiato da una rete elettrica fitta, fatta da diversi accessi e possibilità di fornitura elettrica, cosi può scegliere dove acquistare l’energia: sceglie ad esempio tra una centrale della Francia o una dell’Italia; e in Sicilia?
In Sicilia non esiste concorrenza, le centrali a cui potersi rivolgere sono solo quelle Siciliane, forti del fatto che non esistono infrastrutture per garantire ai consumatori indotti elettrici da altri luoghi; il collegamento con l’Italia è solo un cavidotto appena sufficiente ai minimi scambi elettrici con la Penisola. Cosi le centrali privatizzate Siciliane tendono a stabilire un prezzo dell’energia il giorno dopo e sicuramente più alto, perché la libera concorrenza se esiste è solo virtuale, per dare un esempio: nel periodo 2007-2008 il prezzo medio del giorno prima differiva: 79.45€/MWh al Nord Italia contro 136.47€/MWh in Sicilia.
Per fortuna attualmente il sistema con l’AEEG (Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas) garantisce ai piccoli utenti una Tariffa Unica Nazionale; viene da concedersi a questo punto un'altra riflessione, cosa succederebbe con il Federalismo Fiscale se non si trova un giusto accordo su tali questioni?
Pensiamo il paradosso, la Sicilia produce o è in grado di produrre energia superiore al suo fabbisogno, ma si trova beffata per qualità, eccesso di interruzioni e inoltre potrebbe finire per pagarla molto più di altri.
E l’eolico allora a che serve??
Se siamo pieni di energia, non abbiamo le giuste infrastrutture per usarla, l’eolico è collocato in una zona di sicuro vantaggiosa come venti ma prima per carenza di elettrodotti, con l’energia che non si può conservare, che girano a fare queste ventole?
L’eolico è un sistema straordinario se supportato da una rete e da una gestione corretta, cosi come lo è il fotovoltaico, ma attualmente l’unico e straordinario vantaggio nell’uso di questi sistemi, grazie anche ad alcuni incentivi si ha nei piccoli impianti domestici o similari, incentivi purtroppo poco sfruttati dai privati.
Senza entrare in dettagli tecnici, l’eolico ha una produzione aleatoria, legata alla velocità del vento che deve esser precisa ne troppo forte ne troppo piano (tra 3-4 m/ sec. e 20-24 m / sec) fuori da questo range non si produce energia, considerando per altro che i carichi energetici intermittenti e talvolta eccessivi destabilizzano la rete elettrica; il vento c’è quando c’è, e magari soffia perfetto la domenica sera quando non serve energia alle aziende, ma le aziende di contro non possono ricorrere a sistemi incerti, debbono avere certezze energetiche e quindi l’energia controllata da fonti “tradizionali” è garantita già il giorno prima e per questo prodotta. Ci si trova cosi ad avere inutili e non conservabili eccessi energetici, per altro per quanto detto prima riguardo le infrastrutture Siciliane, neanche esportabili.
Però la Sicilia non è nuova a esser luogo da sacrificare per l’economia nazionale, per sentirsi sempre additati da spreconi e mantenuti, e finendo anche noi per crederci; il regno delle due Sicilie arricchì un Italia povera e sfamata dalle risaee, iniziò con Garibaldi che svuotò le casse del Banco di Sicilia per portar oro, ricchezza, macchine e industrie al Nord, erano tempi in cui il meridione era tra gli stati più ricchi quotati in Borsa, ma da allora la storia non è più cambiata, la Sicilia rimane luogo fertile da sacrificare e sfruttare senza attenzioni e senza difesa, anzi trovando sempre compiacenze e aiuti ad esser sfruttata da rappresentanti locali, talvolta ignari talvolta insensibili.
La necessità di impiantare l’eolico è solo di tipo imprenditoriale, è un investimento, è solo per guadagno, spero che qualcuno non credesse che l’uomo si fosse d’improvviso evoluto.
Per incentivare l’uso delle fonti rinnovabili il Decreto Bersani (art. 11 D.L. 79/99) prevede che il 2% dell’elettricità immessa in rete da ciascun soggetto che superi i 100GWh/anno sia prodotta da fonti rinnovabili. L’esigenza di questo decreto nasce da una norma Europea, il famoso 20-20-20 ( - 20% di emissioni di CO2 nel 2020 rispetto ai livelli 1996 - 20% di consumi energetici primari da energia rinnovabile al 2020; 20% di risparmio nei consumi primari di energia entro il 2020)
Cosi nascono i cosiddetti “Certificati Verdi” Sono (titoli annuali attribuiti all’energia da fonte rinnovabile prodotta da impianti alimentati da fonte rinnovabile) titoli energetici negoziabili sul mercato.
La necessità o meglio l’obbligo a non incorrere a sanzione per mancata produzione da fonti rinnovabili da parte delle aziende produttrici ha portato ad un fiorente e altamente remunerativo commercio dei certificati verdi. Ed il loro valore è cresciuto esponenzialmente di anno in anno, questo già basterebbe a spiegare l’interesse per l’eolico; per dare dei dati:
Nel 2003 Il prezzo di riferimento del GRTN è stato pari a 82,40 €/MWh.
Nel 2006 Il prezzo di riferimento del GRTN è stato pari a 125,28 €/MWh.
Dal 2009 sarà di circa 180,00 €/MWh più il prezzo di cessione dell'energia elettrica sul mercato.
In tutto questo anche la beffa per l’Europa, l’Italia come ogni altro stato Europeo è obbligata a raggiungere gli obbiettivi del 20-20-20, per non incorrere a grosse sanzioni, che poi ovvio dovremmo pagare tutti noi cittadini, e l’Italia per questo dichiara produzione di energia pulita dall’eolico, ma in realtà avrete capito che è in gran parte solo sulla carta.
Oltre ai certificati verdi ci sono altri incentivi e finanziamenti statali o regionali all’istallazione dei parchi eolici, allora pensate che un imprenditore può farsi sfuggire questa occasione: palesarsi da “buono” esser lodato e guadagnare pure parecchio denaro!
Un’altra considerazione andrebbe fatta, cosa ci guadagnano i comuni, oltre ai concerti rock, piacevoli palliativi ma inutili ad un ritorno economico? Riporto a riguardo quanto scritto da Oreste Rutigliano del CNP (Comitato Nazionale del Paesaggio)
“La localizzazione di un parco eolico in un certo Comune comporta per esso una sia pur modesta quota di partecipazione agli utili economici. Inoltre, …, la garanzia del ripristino del sito nelle condizioni primitive alla fine della convenzione per l'esercizio degli impianti dovrebbe costituire un obbligo per amministratori pubblici oculati che non vogliano pregiudicare la possibilità futura di destinare il territorio ad altre più convenienti vocazioni. Ecco allora che i costi di smantellamento del parco eolico e di ripristino del sito nelle condizioni primitive dovrebbero costituire altrettante voci della spesa di impianto fin dall'inizio, altrimenti tali costi andranno a gravare sulle amministrazioni future. Se tali costi fossero presi nella dovuta considerazione, si avrebbero stime economiche più realistiche circa la posizione sul mercato dell'eolico e dei certificati verdi ad esso collegati, visto e considerato che si tratta di costi elevatissimi per le dimensioni delle torri, delle eliche e delle fondamenta.” Si evince invece che dalle azioni realizzate sia del tutto escluso il pensiero o il concetto di “Sviluppo Sostenibile”.
Con tutto questo non voglio manifestare nessuna contrarietà alle fonti rinnovabili o alla cultura ambientalista, di cui ne sono tra i primi assertori, cosi come sono sostenitore anche per professione dell’antropizzazione dei luoghi, ma che sia fatta in maniera utile, logica e corretta per tutti.
Ritengo che i problemi energetici vadano affrontatati con criterio e onestà, e l’unico modo oggi per ottenere vantaggi economici e benefici ambientali per tutti senza svantaggiare alcuno, sta nel costruire bene, ossia nell’edilizia.
Dati del 2006 riportano che i consumi domestici in Sicilia sono stati GWh 5934.10 nell’edilizia contro i 7560.1GWh industria e 5108,00 GWh nel terziario, un valore quello dell’edilizia di certo notevole a confronto; quindi il migliore strumento per ridurre oggi ogni inquinamento, spreco energetico e di denaro è quello di ridurre gli sprechi energetici domestici.
Dal Dlgs. 192/05, attraverso la certificazione energetica degli edifici -purtroppo ancora mal gestita-, gli incentivi sul rinnovabile domestico, il costruire bene, si ottengono oggi risparmi energetici notevoli, si ottiene inoltre incremento sul valore immobiliare e un giusto vantaggio per tutti e in tutti gli aspetti.
Questa è per mia non solo mia convinzione il giusto modo di rapportarsi a questi temi.
Stanco di tutto questo ritorno alla tela, e osservando un paesaggio dipinto da LoJacono, guardo casali e allegri contadini al lavoro, pensando che forse: si stava meglio quando si stava peggio.